Personale di Mirella Ferrari
a cura di Valerio Dehò
Una mostra dedicata al colore bianco, ma anche ai suoi mille contrasti, alle sue infinite sfumature.
Mirella Ferrari, artista bolognese che vive a Firenze, lavora principalmente con il medium della carta e realizza lavori che sono preziosi come ricami, solidi e delicati nello stesso tempo. Il colore bianco è il protagonista assoluto della storia dell’arte sia in negativo che in positivo. Il colore stranamente non è ben visto, anche da parte di artisti che lo hanno adoperato magistralmente. Sembra appartenere ad una fase primitiva, stranamente viene considerato come un nemico della mente. Bernard Berenson nella sua Estetica divideva le società tra quelle fondata sul binomio mente-forma e quelle più semplici fondate sul binomio muscolo-colore. Nell’arte contemporanea il colore bianco è fondamentale: le gallerie e i musei sono di questo colore, eredità certamente dell’architettura moderna e del “purismo” di Le Corbousier.
Mirella Ferrari, con grandi capacità tecniche, realizza dei lavori in cui l’interazione tra la forma, la materia e il colore-non colore fa emergere delle opere sensibilissime ai cambiamenti della luce. La stessa idea delle forme elementari, come può essere quella di un semplice vestito da donna, non è un semplice richiamo ad un mondo femminile, ma indica anche una funzione. Il “White to dress”, il bianco da indossare, diventa qualcosa che può trasportare queste idee fuori del mondo dell’arte, è un’indicazione che conduce direttamente nella società, nella vita comune. Indossare il bianco non è un richiamo ad un’improbabile purificazione collettiva, piuttosto significa privilegiare il rapporto con gli altri, rimanere in ascolto di quanto accade. Per questo l’idea di utilizzare principalmente, la carta, cioè, una materia così antica e così intrinsecamente legata al ciclo biologico, alle fibre vegetali, fa diventare questa serie di lavori una costruzione mentale, un percorso di sensibilità e di conoscenza, per restituire il bianco alla Natura.
Catalogo a cura di Stefania Guerra.
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